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Un po' di verità: i tagli alle pensioni aggravano la crisi

DARE DI PIÙ AI PADRI PER FAR AVERE DI PIÙAI FIGLI di Giovanni MazzettiAbbiamo scritto un bel testo che si intitola la “Pensione di Luigi” (è stata fatta anche una trasmissione radiofonica dalla RAI FVG per la regia di Viviana Olivieri, con cui si è narrata la riflessione di Luigi sulle pensioni.) Pensionati troppo banalmente e ferocemente accusati di avere dilapidato il PIL dimenticando i beni durevoli che hanno prodotto e i vari valori aggiunti e la produttività nel rapporto spesso perverso fra “Lavoro/Impresa-Andata/Ritorno”. Ma anche beni comuni.

Il Volume del prof. Giovanni Mazzetti “Dare di più ai padri per far avere di più ai Figli” (edizioni Asterios, Trieste 2013) . All’editore va il riconoscimento e l’onore del coraggio della pubblicazione in tempi dello spettacolo che trasforma la menzogna in verità. Un libro non conformista, rigoroso nell’analisi scientifica.Fra Marx e Keynes e la metodologia scientifica e fra retribuzione e contribuzione, Giovanni Mazzetti ci fa vedere come uscire dal velleitarismo per affrontare una questione spinosa. Contavo che quel libro sarebbe potuto diventare un tassello dei fondamentali del sindacalismo moderno, specie delle sezioni dei ‘pensionati’. Invece…, del resto la “Pensioni di Luigi” venne rifiutata affermando che il sindacato non aveva pubblicazioni adatte ad ospitarne i contenuti, pur lodando l’articolo. Articolo, appunto, merce.

1) garantire, a chi ha contribuito per un periodo di venticinque/trent’anni alla produzione nella forma del lavoro salariato, una partecipazione adeguata ai frutti della riproduzione sociale, attraverso una pensione ancorata alla retribuzione e alle condizioni di vita divenute storicamente normali, invece che ai soldi accantonati;

2) aprire lo spazio alle generazioni anziane per altre forme di partecipazione alla produzione caratterizzate da un maggior grado di libertà rispetto al lavoro salariato, fornendo loro i mezzi economici corrispondenti, che dovrebbero aggiungersi alla pensione, invece di relegarle nei Centri anziani, o lasciarle chiuse in casa, in attesa del trapasso;

3) creare, attraverso il perseguimento degli obiettivi appena indicati – che si concretizzano ancora in spese che non puntano ad essere remunerative - alcune delle condizioni materiali affinché le nuove generazioni possano estrinsecare appieno e stabilmente le loro stesse capacità produttive;

4) consentire alle giovani generazioni, emancipate dalla precarietà, di conquistare ai propri anziani uno spazio di libertà analogo a quello che gli anziani hanno creato per loro, quando le hanno sottratte alla necessità di un lavoro precoce. Quando gli individui si risveglieranno dallo stato ipnotico nel quale, in molti, sono recentemente precipitati, e sapranno ascoltare con orecchie disincantate le argomentazioni degli avversari della previdenza pubblica, si renderanno facilmente conto che tutti gli appelli che vengono pressantemente rivolti loro non hanno alcun legame con la situazione di fatto, e costituiscono al massimo “frasi idealizzate, illusioni coscienti, ipocrisie premeditate”.

Riusciremo a fare un bell’incontro almeno in teleconferenza con l’Autore? Professori e esperti, addetti e non addetti sono invitati insieme al popolo onesto. Noi ci siamo!

A.D.

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