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VOLONTARIATO DEL F.V.G.: UN REGOLAMENTO AVARIATO

Abbiamo detto di tutto sul volontariato che è gratuito che è relazionale che produce beni relazionali. Giovanni Moro ha anche lanciato un j’accuse contro il non profit. Forse non abbiamo detto abbastanza che il volontariato è dirsi la verità. La verità è difficile quando subentrano le ideologie per fare carriera e le cosiddette “rappresentanze” soggiaciono a tale proprietà molto spesso. Così diventa difficilissimo affermare che il nuovo regolamento regionale approvato in Friuli Venezia Giulia del volontariato non va bene. Ancora una volta aggiunge burocrazia alla burocrazia. Toglie diritti acquisti come il rimborso assicurativo: solo da 200 euro in su! Robe incredibili, nell’epoca della declarata spending rewiew. E i rappresentanti del volontariato sanno forse che una recente ricerca americana dice che circa l’80% dei volontari che si prendono cura dei malati, dei clochard, degli homeless, dei dissabili, degli esclusi dopo un anno grida: basta, non ho più voglia, non ho più motivazione!? Anche la ricerca condotta nel milanese si allinea e ci informa che la crisi fa cambiare pelle al volontariato che diventa mordi e fuggi: aumenta (+ 19,6%,) il numero di coloro che si impegnano saltuariamente, mentre diminuisce (-14,3%,) il numero di persone che fanno attività “sistematica”. Alla luce dell’esperienza di questo nuovo regolamento vien proprio voglia di dire che si sta riducendo la natura umana ad istinto esattamente come nel giochino di Zuckemberg (facebook) dove spopola la “voglia” e il “mi piace”. Sarà per questa ragione nascosta che si continua ad insistere nell’alone dell’autoreferenzialità sulla formazione. Un “formatificio” affidato al CSV come se si trattasse di una start up di facile controllabilità. Tutto ciò si scontra con quell’anarchismo che è proprio dell’animo umano e che difficilmente si fa mettere sotto, preformare anche se molti adepti degli apparati e delle rappresentanze sono ben allenati al tanto. In questo nuovo regolamento non si trovano tracce delle componenti essenziali dei beni relazionali come: identità – parola di moda e molto complicata nei fatti-, reciprocità, simultaneità, motivazioni, fatto emergente, bene – non merce- che contraddistinguono il bene relazionale. Il regolamento sembra fatto apposta per mettere infiniti filtri, sbarrare gli accessi, far finta che tutto rientri nel politically correct attraverso tavoli di rete etc.., che i funzionari per ragioni di economicità e snellezza amministrativa (letterale!!) evitino il troppo lavoro, favorire l’aumento dei costi assicurativi e dunque entrate per altri, asserire di fatto che l’ampiezza del bacino di intervento è uguale ad 1 sia per il comune di 800 anime e sia per quello di 200mila ed altre amenità, far finta che ‘rete’ sia uguale a comunità. Tutti accaniti su quisquilie commerciali e su spese ammissibili come se ogni cosa acquistata e donata perché un “altro”, nell’ottica relazionale, possa trarre beneficio e sollievo immediato diventasse motivo di danno erariale. Costruire un sistema di criteri valutativi dei progetti non è un esercizio semplice: si può passare da motivazioni elastiche a quelle totalmente anelastiche. Ma si può fare, senza improvvisare ed in maniera partecipata, informalmente partecipata. Non soltanto rappresentata. Meglio comunque sempre la fiducia e la riduzione di carte e cartine.

Dr. Augusto Debernardi

Associazione Iniziativa Europea

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