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DI NUOVO FILOSPINATO


Leggiamo da tutte le parti, sentiamo da molte emittenti parlare del <Giubileo> come stimolatore o come teatro di attentati e di casini vari. Come un correlato di guerre e pericoli. Come se si arrivasse ad avere il timore di una remissione dei peccati, una remissione generalizzata. Come se non si volesse la riconciliazione e un po' di penitenza, almeno interiore. Questo è il senso, invece, del Giubileo che Francesco ha indetto con la bolla pontificia “Misericordiae Vultus”.

In origine jobel da cui deriva il nostro suono “giubileo” era il corno di montone con il quale gli antichi ebrei annunciavano una solenne festa del popolo d’Israle. È l’anno di Dio, è l’anno della remissione dei peccati, della riconciliazione, della penitenza sacramentale. Quello in corso e che finirà il 20 novembre 2016, è dedicato alla Misericordia. Cioè alla compassione per l’altrui miseria (e nostra). È – la misericordia – anche una specie di alleanza fra le parti più o meno afflitte. È l’esatto opposto dell’invidia sociale o meno. Soccorso dell’uomo verso il prossimo, elemosina disinteressata. Come fa Dia verso di noi tutti.

E anche come “Iniziativa Europea” ci fa male vedere il filo spinato di nuovo in auge a pochi kilometri da Trieste. Sul confine fra l’Istria slovena e l’Istria croata. I responsabili della cosa pubblica hanno in auge per le loro poltrone solo la strategia dell’ Homo homini lupus contro la meraviglia della fratellanza.

Si sarebbe potuto fare altre cose, come presidiare le zone cosiddette a rischio migranti con persone preparate e disposte a dare un primo aiuto. Ma per fare questo occorrerebbe dissanguare meno bilanci con false promesse ed inutili argomenti di frusti poteri e avere in testa una strategia. Brutti tempi per il pensiero: meglio la comunicazione che fa il falso come vero.

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