Trovarsi a Venezia, il sette di aprile 2016, con Marina... e precisamente alla confluenza del rio San Trovaso con il Canal Grande in un giardino, quello delle Maravegie, per partecipare alla presentazione dell’ultimo romanzo dell’amico Sergio Santiano è una cosa che non capita spesso, anzi, quasi mai. Il libro <accadesse che , A VENEZIA E VENIETIAM, ricordando il futuro> (edizioni Ermes) raccoglie l’ultima creatività letteraria di Sergio Santiano.
Ve ne dirò fra un po', dopo averlo letto. Per ora poche pagine, avvincenti. Il presentatore ufficiale, o forse il demolitore, il prof. Giandomenio Romanelli, già super direttore dei Civici Musei veneziani, ha parlato di molte cose associabili al libro… forse la nostalgia in cui si rifugia la vecchiaia ma che è sempre repressiva.. forse la fuga da una modernità difficilmente aggredibile ma che ci sconquassa in fretta…. Sta il fatto che Sergio Santiano ci prende per mano in quella Venezia che ama e in cui ha anche insegnato architettura a Ca’ Foscari – non pago della sola Università di Torino – perché la sua anima ed il suo intelletto sono poliedrici, polifonici alla ricerca di cultura e di stimoli che lo hanno portato a scrivere non solo dell’architettura e fare e realizzare progetti esemplari ma collaborare anche con il teatro con scritture di testi appositi che gli hanno valso l’amicizia di Gabriele Lavia – che scrive un commento -,Ottavia Piccolo, Luca Ronconi e altri grandi nomi e firme. E come tralasciare la sua ammirazione e amicizia con Franco Basaglia? No, non si deve dimenticare. Tutto va ripreso… e forse è questa la chiave della qualità di Sergio anche in questo suo romanzo. Fra nisteri, spionaggi, amori, passioni, musiche Venezia rimane una grande protagonista nonostante l'esercizio a cui ormai si dedica qualche sindaco che mette all'indice alcuni libri per l'infanzia... per difenderla, ovviamente! Nuove mansioni della modernità, quella che ci sconquassa.